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Il tempo di un respiro

in , , , , , by I Dolci di Pinella, martedì, settembre 04, 2012
E' stata una lunga estate calda. 

Di quelle estati che da piccola mi tenevano intrappolata nel sottoscala della cucina, l'unico posto al riparo dalla calura asfissiante che quasi mi tramortiva e mi impediva qualsiasi genere di scorribanda. C'era solo da aspettare che il sole calasse un minimo e mi permettesse di intraprendere la strada sterrata e polverosa, quella che portava al fiume.
Il livello dell'acqua diminuiva rispetto alla primavera ma non abbastanza da non consentirmi di affondarci i piedi, su fino alle ginocchia. Ci potevo passare intere ore seduta sui massi a metà del corso del fiume, quelli che chissà quando e da chissà chi, erano stati sistemati da un lato all'altro per consentire di raggiungere la sponda opposta. Ci saltavo sopra e ogni due per tre finivo in acqua. Me la ricordo fresca, cristallina, trasparente.

Poi arrivavano le donne per lavare i panni. Ognuna aveva la sua pietra su cui sbatterli e insaponarli.Pietre grandi come pani. Levigate.
Ne avevo una anch'io...Non mi era permesso farlo ma riuscivo sempre a sistemarmi un panno sotto le ginocchia per poi procedere  al lavaggio dei fazzoletti e degli strofinacci.....

Alla sera, al ritorno in paese, mi compravo un piccolo gelato a due gusti. Tanto 20 £ riuscivo sempre a convincere mia madre a darmele.

La testa fa giri strani.
Non so se sia per tutto questo che ieri ho pensato di  preparare un gelato. C'è sempre qualcosa nella memoria che mi indica cosa fare in quel momento. Come fosse tutto scritto. Una perla dietro l'altra come  grani di un rosario.

Ma.....avevo un paio di pesche noci profumate e odorose d'estate. Ed è stato impossibile non tagliarle a piccoli pezzi e farci una tatin. Ad accompagnare una giornata che, con quell'aria frizzante e quel profumo di terra bagnata, si affaccia ad annunciare che il tempo del rifugio nel sottoscala è andato via anche quest'anno.
Come volesse  prepararci ad un altro futuro. 


Tatin di pesche
( estrapolata da una ricetta di Christophe Michalak)

Stavolta, ho preparato un dessert già fatto di recente e anche pubblicato. Ma in Pasticceria basta un nulla e dalle stesse cose si ha la sensazione di fare un dolce diverso...Sono due preparazioni che certamente mi accompagneranno lungo il cammino. Sempre. Quasi....





Per la sablée al rosmarino
(da una preparazione di Diego Crosara)

80 g di tuorli
160 g di zucchero semolato
225 g di farina debole
8 g di lievito chimico
2 g di sale maldon
160 g di burro
10 g di rosmarino fresco tritato finissimo

Mescolare in planetaria tutti gli ingredienti, tranne i tuorli che saranno aggiunti solo alla fine. Stendere la pasta ad un'altezza di 3-4 cm in disco piatto e conservare in frigo per alcune ore.Spezzettare la pasta e rimetterla in planetaria per renderla plastica e lavorabile. Quindi, stenderla su un piano leggermente infarinato ad uno spessore di circa 5 mm. Forarla bene con i rebbi di una forchetta oppure con un buca-sfoglia. Con una fascia in acciaio da 22 cm di diametro ritagliare un disco. Sistemare il disco su un foglio di carta da forno e inserirlo all'interno della fascia. Far riposare in frigo ancora per 30'. Infornare a 160°C per circa 15 minuti oppure fino a doratura.

Per la tatin di pesche al caramello


450 g di pesche
30 g di burro
50 g di miele d’acacia
100 g di zucchero semolato
45 g di panna fresca liquida
2 fogli di gelatina da 2 g ciascuno

Idratare la gelatina con 20 g d’acqua.
Far scaldare molto bene la panna.
Tagliare la frutta in dischi da  ½ cm di spessore e quindi in cubetti. Versare il miele e il burro in una padella. Far sciogliere e unire i cubetti di pesca. Far saltare in padella finché diventano traslucidi. Nel frattempo, versare 50 g di zucchero in una casseruola. Quando appare ben sciolto, unire gli altri 50 g e proseguire la cottura fino ad avere un caramello biondo. Decuocere con la panna calda e unire la gelatina. Sciogliere bene e unire ai cubetti di frutta. Amalgamare. Versare in uno stampo in silicone da 20 cm di diametro e riporre in congelatore.Al momento della presentazione, estrarre la tatin dal freezer. Lucidare con gelatina neutra e sistemarla sopra il disco di pasta sablée.

Preparazione


In questo caso, ho servito la Tatin con un cubo di Namelaka alla vaniglia. Trovate qui la ricetta. Ho preparato la Namelaka e l'ho versata dentro uno stampo in silicone a cubi da 3.5 cm di diametro. Li ho riposti in freezer e al momento del servizio li ho estratti e spruzzati con una miscela di cioccolato bianco e burro di cacao.
Ho solo giocato, Monsieur Chiboust.


D'altronde, lo si sa che io non posso che intenderla come gioco, la pasticceria.
Un appassionante, faticoso, tremendamente serio ma sempre e solo un gioco. Di quelli che ,quando il lato "serio" della vita chiude il portone alla fine della giornata, mi fanno togliere il velo della stanchezza dagli occhi. Mi consentono di sedermi da qualche parte e sfogliare, leggere, rileggere tutte le preparazioni di pasticceria di cui il mio gioco si nutre.

Come i gradini del mio passatempo preferito, da bambina. 
Ogni rettangolo del campanone un gradino da saltare. Alcune volte, volo come nell'aria. Altre volte, incespico, cado per poi rialzarmi, torno indietro, riparto.

Monsieur Chiboust, Le devo confessare che ho giocato con la sua straordinaria Saint Honoré.

Avevo della frolla Breton in frigo e...prima di potermi fermare , ecco il dolce era già partito per il solito viaggio. Quello che lo fa camminare per un sentiero polveroso e man mano vestire di nuove cose. Di nuove idee. Di nuove combinazioni.

E, come le dicevo, è venuta fuori la mia Saint Honoré. Come fosse possibile, pur volendo, cambiare il nome ad un dolce con i profiterols e con quel beccuccio cosi unico e particolare...
Ho rinunciato a cercarle un altro nome per  indicarla.

Posso permettermi, Monsieur Chiboust, di chiamarla anch'io Saint Honoré?


Saint Honorè alla mia maniera
( ringraziamenti a Maurizio Santin, Christophe Michalak e l' E'cole Valrhona)



Per la frolla Breton

20 g di tuorli sodi
500 g di farina debole
100 g di fecola di patate
450 g di burro morbido
180 g di zucchero al velo
un pizzico di sale Maldon
una bacca di vaniglia

Versare i tuorli in una ciotolina e riempire con acqua tiepida. Sistemare nel micro onde e cuocere alla massima potenza avendo cura di praticare sui tuorli un minuscolo forellino. Una volta cotti, estrarli dall'acqua e farli raffreddare. Setacciare la farina con la fecola. Porre nella ciotola della planetaria il burro con lo zucchero al velo e amalgamare bene. Estrarre un cucchiaio di burro montato e unirlo ai tuorli prima passati al setaccio fine. Versare il tutto nella ciotola. Unire il sale, la polpa della vaniglia e le polveri setacciate. Amalgamare e poi riporre in frigo per un'intera notte. L'indomani, stendere la pasta ad uno spessore di 1/2 cm e con un diametro di 24 cm. Riporre ancora il disco in freezer fino ad un parziale indurimento. Praticare dei fori sul disco per non farlo gonfiare e infornar a circa 160-170°C fino a colorazione. Il disco è molto fragile. Quindi, farlo raffreddare e con un disco di cartone estrarlo dalla teglia e poggiarlo sul piatto di servizio. In questo dolce ho poggiato sopra una fascia da 20 cm e ho steso lungo tutto il cerchio un velo di cioccolato fondente per non causare troppo passaggio di umidità al biscotto durante le successive lavorazioni. Io conservo sempre la frolla restante in fogli da tenere in congelatore.

Per il cremoso al cardamomo

210 g di cioccolato al 60%
5 tuorli
50 g di zucchero semolato
250 g di latte intero
250 g di panna fresca
3 g di gelatina in fogli da 2 g oppure granulare
un cucchiaio di semi di cardamomo

Mettere in infusione le latte e la panna i semini del cardamomo e lasciarli in infusione per circa 30 minuti.Far idratare la gelatina in acqua ghiacciata oppure aggiungere alla gelatina granulare 5 volte il suo peso in acqua. Far fondere il cioccolato fondente. Quindi, con i tuorli, lo zucchero e i liquidi fare la crema inglese. Raggiunta la T di 82-84°C, aggiungere la gelatina e passare tutto al setaccio. Mixare con un minipimer per pochi secondi e far cadere la crema sul cioccolato secondo la regola dei tre terzi.Passare ancora al minipimer e versare in uno stampo in silicone del diametro di 20 cm. Riporre in freezer fino a completo congelamento.

Intanto, preparare le due creme Namelaka. Una al cioccolato bianco e vaniglia e l'altra al cioccolato al latte.

Namelaka
( estratta da L'Encyclopédie du Chocolat)

Con il cioccolato bianco:

170 g di cioccolato bianco + 3 g di gelatina
100 g di latte intero
5 g di sciroppo di glucosio
200 g di panna fresca liquida fredda
1/2 bacca di vaniglia


Con il cioccolato al latte:

175 g di cioccolato al latte + 2.5 g di gelatina
100 g di latte intero
5 g di sciroppo di glucosio
200 g di panna fresca liquida fredda


La preparazione è la stessa. Far bollire il latte con il glucosio. Unire la gelatina idratata. Aggiungere la vaniglia nella Namelaka bianca.Fondere il cioccolato e versare il latte caldo in tre riprese. Completare con la panna fredda non montata. Setacciare e conservare in frigo per un'intera notte. L'indomani, estrarre le creme e montarle separatamente al mixer.

Costruzione dalla simil Saint-Honoré

Ritagli di pan di spagna al cioccolato
bagna al caffè
zucchero al velo
beignets farciti con  chantilly al caffè e conservati in freezer
glassa per beignets

Riprendere la base di frolla breton. Coprire con un disco da 20 cm il centro della frolla in modo da spolverizzare il bordo con zucchero al velo. Toglierlo . Rivestire il cerchio centrale da 20 cm con ritagli di pan di spagna al cioccolato e bagnarli bene con una bagna al caffé. Adagiare al centro il disco di cremoso al cioccolato.Togliere i beignets dal freezer e glassarli con una glassa al cioccolato. Per poter far aderire bene i  beignets alla base ho fatto un cordone di Namelaka alla vaniglia intorno al cremoso e un ciuffetto piccolo nel punto in cui dovevo inserire i beignets. Sopra ogni ciuffetto ho adagiato gli choux distanziandoli tra loro un cm.


Quando il giro è completato, inserire la Namelaka bianca in una sac à poche dotata di beccuccio da Saint Honoré  e la Namelaka scura in una sac con beccuccio uguale. Sprizzare il primo giro tra un beignet e l'altro. Quindi, ripetere il giro intercalando i ciuffi. Il terzo giro è stato effettuato con la Namelaka con cioccolato al latte. Cosi fino al centro.



La decorazione finale è molto semplice ..Basta inserire ogni tanto dei dischetti di cioccolato fondente....

Una Tatin , giusto per sognare....

in , , by I Dolci di Pinella, mercoledì, aprile 11, 2012
Non posso finire questa giornata senza parlare della Tarte Tatin.
Ancora una Tatin?...mi si dirà.

Si. Ancora. 
Ancora una.
Ma...fatemi iniziare....piano. Lenta.
Me la prendo cosi, stavolta. Che ho qualcosa da dire con calma.

Tempo fa, ho deciso che fosse arrivato il momento giusto per ritagliarmi uno scampolo di giorni a Parigi. Ho scelto ancora il 1° Arrondissement, anche stavolta. Giusto perché mi piaceva l'idea di precipitarmi velocemente in Palais Royal o in Place Vendome se avessi avuto voglia di veder ballare un tango dagli appassionati che si impadroniscono della piazza, la sera al tramonto.
E, come ogni volta, poi torno a casa con dei ricordi che contraddistinguono il viaggio.

Stavolta, tra gli altri, è stata la volta delle frites e della Tarte Tatin.

Ma quante porzioni ne ho mangiato? Non tantissime. Diciamo tante.

Lì, in rue Saint Honoré, mi è capitato di andare ...più volte, lo ammetto....all'Auberge du Louvre, un simpatico ristorante dove, oltre ad un fantastico gigot d'agneau con delle succulente frites aglio e prezzemolo,  fanno una Tatin da urlo. 

E, combinazione delle combinazioni, quando si dice.....tra le splendide tartes a riposare sotto una volta di lucente cristallo, quale dolce mi ha fatto scordare di aver dovuto fare una lunghissima passeggiata per tutta rue du Bac...tutta fino al n.93...per arrivare dritta-dritta fino a La Patisserie des Reves de Monsieur Conticini?

Eh, si. Si capisce facilmente che non puo' che trattarsi di ....
Posso, forse, sottrarmi al cercare di ricreare l'atmosfera di quei giorni?

Tarte Tatin
( da una ricetta estratta da Sensations di Philippe Conticini)




Ingredienti per uno stampo da 24 cm
(io ho usato uno stampo da 28 cm e ho raddoppiato le dosi) 

500 g di mele golden tagliate a lamelle di 0.2 mm di spessore 
200 g di pasta sfoglia  
100 g di streussel alla nocciola 
70 g di caramello per il glaçage
60 g di sciroppo speciale per Tarte Tatin

Per lo streussel alla nocciola:

50 g di burro morbido
50 g di zucchero di canna
65 g di farina di nocciole
50 g di farina 00
2 pizzichi di fior di sale

Impastare a media velocità tutti gli ingredienti fino ad ottenerne delle grosse briciole. Infornare a circa 160°C per 20 minuti avendo cura di rimescolare più volte l'impasto durante la cottura. Conservare in una scatola di latta.

Nota: A dire il vero, io chi ho aggiunto una piccola quantità di zucchero rosso comprato alla Patissere des Reves....ma giusto 20 g....

Per lo sciroppo speciale Tatin:

40 g di sciroppo di zucchero a 30°B
( proporzione: 43 g d'acqua+ 57 g di zucchero semolato)
20 g di burro
1 cucchiaino di succo di limone
1 cucchiaino di vaniglia liquida
1 pizzico di fior di sale


Sciogliere lo zucchero nell'acqua e portare a bollore. Spegnere e far intiepidire. Aggiungere il limone, la vaniglia ( in mancanza della liquida, usare la polpa di 1/2 bacca) ed il sale. Quindi il burro e mescolare con l'aiuto di un minipimer in modo da formare una crema densa e morbida.

Caramello per il glaçage:

60 g di acqua
240 g di zucchero semolato
70 g di sciroppo glucosio ( se mancante, usare zucchero semolato)

Preparare il caramello sciogliendo lo zucchero nell'acqua e portare al bollore. Aggiungere il glucosio e cuocere fino allo stadio di caramello. Utilizzarne circa 70-100 g quindi fare le proporzioni corrette. Velare la superficie dello stampo con il caramello e far freddare.





Affettare le mele a lamelle sottili, magari con l'aiuto di una mandolina. Disporre le fettine a raggiera le une sulle altre, in modo uniforme sulla teglia contenente già il caramello. Velare la superficie con lo sciroppo speciale per Tatin ed infornare alla T di 170°C per non meno di 50'. Proseguire la cottura nel caso le mele appaiono ancora lievemente dorate.
Estrarre la teglia e far raffreddare completamente il dolce. Stendere la pasta sfoglia ad uno spessore di pochi mm in un cerchio di diametro leggermente superiore a quello dello stampo e ricoprire le mele cercando di richiudere la frutta per bene. Infornare ancora a 170°C per circa 25 ' oppure finché la sfoglia assume un bel colore dorato. Far freddare il dolce completamente quindi conservare in frigo per almeno 12 ore.
L'indomani, poggiare la teglia sul fornello a fiamma bassa e far scaldare finché si sentirà che le mele caramellate riescono a "muoversi" sullo stampo. Con cautela disporre sopra il dolce un piatto di servizio e capovolgere la Tatin. 





Decorazione


Disporre lungo tutto il bordo della Tarte dei piccoli frammenti di streussel alle nocciole...Ed ecco che la Tatin è pronta al taglio. La si può gustare cosi, fredda. Oppure leggermente scaldata ...giusto un pochino.
La particolarità di questa lavorazione, fatta cosi a lamelle, permette di gustare la Tatin anche da fredda perché..come scrive Conticini...la couche de pommes cosi preparata ne mantiene inalterata la consistenza. E il profumo. Ed il gusto.

Il Dolce Mattone della mia fanciullezza

in , by I Dolci di Pinella, lunedì, marzo 19, 2012

Il Dolce Mattone è stato uno dei primi dolci che ho fatto.
Avevo 11 anni. 
Seduta in un banco di legno scuro, cercavo di montare la panna aiutandomi con due forchette. In paese, un piccolissimo paesino con una manciata di abitanti, non si era mai vista una bottiglia di panna per dolci. L'unica che si conosceva era la panna che formava il latte appena munto, quella che le mie amiche mettevano su una fetta di pane cosparsa di zucchero.
Io non lo facevo mai. Strano il destino che, poi, me l'ha fatta cosi amare.

La Professoressa di Economia Domestica  (....o si chiamava Applicazioni Tecniche?....e' passato cosi tanto tempo...) si era prefissata di insegnarci a cucinare.
Un giorno ci porto' delle tartellette di pasta brisée e ci insegnò come riempirle di insalata russa. Preparata in classe. Anche la maionese..

Si riesce a capire l'emozione di sapere che esiste una salsa fatta con le uova crude? Ecco perché la so fare a mano....

E poi il Calcestruzzo, una sorta di Salame al cioccolato. E la Torta Marmorizzata....bianca e nera...
Dolci normali, mi si dirà. Ma straordinari per delle bambine che fino ad allora avevano visto fare solo amaretti, ciambelle, bianchini, torte di mandorle...
Un mondo fatato. Colmo di  magie sconosciute che abitavano lontano, in città.

Una settimana fa, ho avuto l'occasione di mangiare il Dolce Mattone di nonna Elisa, preparato da Betty, una donna fatata che ho conosciuto tramite Coquinaria.
E quando l'ho visto....sono stata risucchiata all'indietro nel tempo. Sono andata velocemente alla ricerca della ricetta e l'ho trovata..scritta a mano, con una grafia giovane ed entusiasta.....
E' cosi simile al Dolce Mattone della nonna Elisa....in pratica ha solo l'alternanza con la panna montata ....e al Dolce Mattone , mi dicono straordinario, fatto da Federica Pozzi, anche lei di Coquinaria, su ricetta della indimenticata Alda Muratore.

Ed ecco il mio. Il dolce della mia fanciullezza..Dei miei ricordi.


Dolce Mattone della Fanciullezza
( variante gemella del Dolce Mattone della nonna Elisa di Betty)




Ingredienti:

Biscotti secchi tipo Oro Saiwa oppure Petit
250 g di zucchero semolato *
200 g di burro morbido
1 uovo intero + 1 tuorlo
6 tazzine di caffè forte e amaro
1 bacca di vaniglia*
250 g di panna liquida fresca

*
Meglio usare zucchero semolato Zefiro, dice Betty....

L'aggiunta della vaniglia è una mia variante. Ai miei tempi, credo non l'usasse neppure la Professoressa....

Preparare il caffè e versarlo in una ciotola capiente. Ammorbidire il burro a temperatura ambiente e spatolarlo con un cucchiaio di legno. Aggiungere, un cucchiaio alla volta, 150 g di zucchero e lavorare con un frullino elettrico finché si forma una crema spumosa e chiara. Versare il tuorlo e l'uovo intero nel Thermomix e aggiungere lo zucchero. Cuocere lo zabaione a 70°C per 15 minuti a velocità 3. In alternativa, montare le uova e lo zucchero a bagno-maria e controllare con un termometro che sia raggiunta la T di 70°C. Far freddare la crema in una ciotola sistemata in un bagno di ghiaccio. Quindi, versare a cucchiaiate il composto sulla crema al burro continuando a lavorare con il frullino. Incidere la bacca per il lungo, asportare la polpa interna e mescolarla alla crema. Montare la panna in modo fermo e tenerla da parte.
Prendere un vassoio e cominciare la composizione del dolce. Costruire un quadrato con 5 biscotti per lato dopo averli inzuppati nel caffè.Il passaggio nel liquido deve essere veloce ma consentire un discreto assorbimento del caffè.Una volta fatto il primo strato, velare la superficie con uno strato di crema al burro. Disporre sopra un secondo strato di biscotti, sempre bagnati nel caffè. Ricoprire con la panna montata ad un'altezza di circa 1/2 cm. Continuare con uno strato di biscotti, crema al burro, ancora biscotti e, per finire, uno strato di panna.
Conservare il dolce in frigo per un'intera notte.

Per la copertura



Il dolce della mia fanciullezza non aveva una copertura al cioccolato. Solo una spolverata di cacao amaro.
Ma il Dolce Mattone di Betty era cosi delizioso e quella copertura ci stava cosi d'incanto che ho deciso che anche il dolce l'avrebbe avuta....

25 g di farina
25 g di zucchero
25 g di cacao amaro in polvere
250 g di latte
25 g di burro

Mescolare e setacciare le polveri. Stemperarle con il latte e far addensare sul fornello a fiamma media. Una volta raggiunto il bollore, addensare la crema ancora per cinque minuti. Unire il burro in piccoli dadi. Passare la crema al setaccio, farla leggermente raffreddare e poi decorare la superficie del dolce con un po' di fantasia.

Si, ancora uno Stollen...

in , , by I Dolci di Pinella, lunedì, dicembre 12, 2011



Eccomi, come promesso, a raccontarvi della magia di un altro Stollen.
Alcuni anni fa ho letto su Coquinaria della ricetta di Marco Metelli. Che lungo l'arco degli anni ha conquistato un vasto stuolo di estimatori, tutti assolutamente entusiasti di questo dolce.

Allora erano i tempi in cui non conoscevo Berlino.

Tempi in cui non avevo ancora spezzettato tra le dita una fetta di Stollen. Esistono veramente strane cose. Ti viene la fissa che quel "qualcosa" non ti piace, che non puo' piacerti per chissà che dettagli e una si perde l'occasione. E anche quando sei lì a mangiarti le mani per ciò che ti sei fatta sfuggire nel corso degli anni, dai comunque la precedenza alla classica preparazione dello Stollen. 
Quella con il lievito di birra. Quella con il lievitino. Quella con la lunga lievitazione.

Perchè ti pare strano che uno Stollen possa essere buono se fatto con il lievito vanigliato....ti sembra che..maddai! è impossibile che sia cosi buono...si sarà buono ma....

E incappi  in un post che ti da la spallata definitiva. Decidi di farlo e non sei ancora convinta. Poi, lo tagli, lo assaggi e....
" Ma si può sapere dov'ero negli ultimi 5 anni?"

Stollen alla ricotta
( di Marco Metelli- Herbert Hinter)




1000 g di farina 00
400 g di zucchero semolato
350 g di burro 
500 g di ricotta ben asciutta
4 uova medie
2 bustine di lievito per dolci
450 g di uva passa
250 g di mandorle tostate e tagliate grossolanamente
250 g di canditi misti ( arancia, albicocche secche morbide, ciliegie rosse e verdi, cedro, mirtilli rossi)
1 bacca di vaniglia
scorza di limone grattugiato
 noce moscata q.b.
1/2 cucchiaino di cardamomo in polvere
1 cucchiaino di cannella
5 cucchiai di rum

Per spennellare

Burro fuso
Zucchero semolato
Zucchero al velo

Nota: Volendo si può aggiungere all'impasto circa 150 g di marzapane sbriciolato oppure 150 g di marzapane forgiato a mo' di cilindro da sistemare in un lato del dolce.

Preparazione

Versare l'uvetta, i canditi e le albicocche, prima tagliate grossolanamente, in una capiente ciotola. Aggiungere dell'acqua tiepida e alcune cucchiaiate di ottimo rum per pasticceria e lasciar ammorbidire per un paio d'ore. Eliminare il liquido e asciugare la frutta molto bene.
Setacciare la farina con il lievito e le spezie.
Ridurre il burro in dadi e renderlo morbido con un cucchiaio di legno. Impastarlo con la frusta kappa nella ciotola ed aggiungere lo zucchero semolato, la scorza del limone e la polpa della bacca di vaniglia. Versare anche le uova di seguito la ricotta ben asciutta. Amalgamare e unire la farina. Togliere dalla ciotola circa metà dell'impasto. Aggiungere la frutta secca e quella candita ed amalgamare. Quando il composto si presenta ben omogeneo, completare con l'aggiunta dell'impasto tenuto da parte.Mescolare velocemente.
Infarinare leggermente l'asse da lavoro. Dividere l'impasto in 3 parti e forgiare lo Stollen seguendo le indicazioni già descritte nel post precedente.
Infornare alla T di 170°C per circa 50 minuti.

Una volta cotto, spennellare il dolce in tutte le sue parti con abbondante burro fuso. Cospargere di zucchero semolato. Far leggermente raffreddare e quindi velare con abbondante zucchero vanigliato. Avvolgere lo Stollen in carta argentata e tenerlo al fresco ( non in frigo) per circa 10-15 giorni prima di consumarlo.



Nota: Ho dovuto riportare la nota relativa ai giorni di attesa...ma sarà difficilissimo resistere....



Le mie amiche mi conoscono. Sanno già in anticipo cosa va bene per me. E anche quando arriva il tempo in cui devo fare qualcosa che, poi, mi farà solo bene. 
E lo capiscono molto in anticipo. Altrimenti, non riesco a spiegarmi perché mi abbiano regalato 3 giorni a Berlino.
Un regalo dell'anno scorso. Esattamente un anno fa.
E neppure io potevo immaginare che il gioco del Caso...del Caso?.....mi avrebbe portato a Berlino solo adesso.

Non ho mai pensato di andarci. Nè ho mai desiderato andarci. 
Ma, spesso, succedono cose che poi ti ritrovi a camminare in un largo viale, interrotto da abeti decorati e treni luminosi e ghirlande di fiori rossi e verdi e piazze illuminate dalla luna e capisci che , in fin dei conti, era esattamente lì che ti volevi trovare.

Da questi giorni trascorsi in un incanto irreale è nata la mia passione per i dolci tedeschi.
E la passione, sconcertante quanto inaspettata, per lo Stollen.
Berlino che non volevo visitare. Lo Stollen che non desideravo gustare.
Due colpi dritti all'anima, entrambi.

Ah, le amiche! Perché mi stupisce sempre pensare che sono come un profumato unguento  del cuore?


Stollen
( da molte idee, da molti Stollen ma specialmente dallo Stollen di Nonna Sole)

Quando ho deciso di farlo, mi sono immersa in tante ricette. Sono partita da quella di Marco Metelli , sono passata attraverso la perfezione della ricetta di Adriano Continisio, ho volato sopra quelle di Felder e di Anneliese Kompatscher. Ma, devo dire, che alcuni blog mi hanno catturato l'attenzione. In modo particolare, questo blog in cui si racconta di un gruppo di amiche che fanno insieme uno Stollen.

Mi è parso un segno del destino.
Ma...siccome la sperimentatrice che abita dentro di me aveva una gran voglia di assaggiare anche lo Stollen proposto da Marco Metelli, con la ricotta e il lievito vanigliato  per dolci, vi annuncio che a brevissimo vi parlero' anche di questo Stollen, un po' diverso dal primo ma anche sorprendentemente e incredibilmente simile. E non parliamo della bontà, poi....





Per 3 Stollen

750 g di farina forte
200 g di zucchero semolato
2 uova medie
25 g di lievito di birra
circa 250-300 g di latte intiepidito ( 25-28°C)
250 g di burro morbido
1 cucchiaino di cannella
1/2 cucchiaino di semini di cardamomo ridotti in polvere
400 g di uvetta
150 g di mandorle tostate e frantumate grossolanamente
100 g di canditi misti
80 g di albicocche secche 
100 g di marzapane
alcuni cucchiai di rum
sale qb

Per spennellare

Burro fuso
Zucchero semolato
Zucchero al velo

Opzionale: 150 g di marzapane per il MarzipanStollen



Preparare un lievitino sciogliendo il lievito di birra in circa 80-100 g di latte intiepidito. Aggiungere 130 g di farina e amalgamare bene in modo da avere un composto omogeneo.Coprire con un panno e lasciar lievitare in luogo tiepido. Il tempo impiegato nella mia cucina è stato di circa 90 minuti ma molto dipende dalle condizioni ambientali e dalla procedura adottata.

Nel frattempo, far rinvenire l'uvetta e i canditi, incluse le albicocche tagliate grossolanamente, in un bagno d'acqua tiepida a cui sia stato aggiunto del buon rum di pasticceria.Io ho adoperato circa 3 cucchiai di un alcolato al 70%. Dopo circa 2 ore, estrarre la frutta dalla ciotola, far scolare tutto il liquido e asciugarle perfettamente mediante un canovaccio pulito. Conservarle per l'indomani. 
Far tostare le mandorle in forno caldo e poi tritarle grossolanamente con un coltello.

Dopo che il lievitino ha raddoppiato il suo volume, versare la farina restante nella ciotola dell'impastatrice. Aggiungere, lo zucchero, la cannella, il cardamomo, il marzapane ridotto in scaglie e il lievitino. Far andare la macchina e aggiungere il latte fino ad ottenere un impasto ben sostenuto. La quantità di latte è variabile dipendendo dalla qualità della farina.  Aggiungere le uova ed il sale, sciolto nelle uova appena sbattute. Far continuare la lavorazione aggiungendo il burro, ma sempre in piccoli pezzi non aggiungendo l'altro se il primo non è stato ben incorporato.
A questo punto, incordare l'impasto, cioè continuare la lavorazione finché l'impasto si stacca dalle pareti e appare lucido ed elastico.
Ungere di burro una ciotola e trasferirvi l'impasto. Coprire e far lievitare fino al raddoppio del volume. Io l'ho tenuto in ambiente tiepido per circa 4-5 ore, poi ho trasferito l'impasto in frigo per tutta la notte.
Far sgonfiare l'impasto. Prenderne circa 1/3 ed incorporarvi i canditi, l'uvetta e le mandorle. Poi, mescolare con le mani questa parte di impasto a quella restante.
Infarinare leggermente l'asse di lavoro. Dividere la massa in tre parti. Stendere ciascuna parte in un rettangolo aiutandosi con un mattarello. Con il dorso della mano, fare un'a leggera incisura per il lungo a metà rettangolo come ad avere una divisione in due parti. Fare un bordo con la pasta lungo i lati corti e rimboccarli verso l'interno.  Se si vuole fare un MarzipanStollen, fare un cilindretto di marzapane lungo quanto il lato lungo del rettangolo. Sistemarlo a destra, ricoprire con un lembo della pasta fino ad arrivare al segno di metà fatto con il dorso della mano.



Piegare il lato sinistro libero dell'impasto  e sovrapporlo sul lato destro del rettangolo. Con le mani delinearne i bordi in modo da far risaltare la sagoma del marzapane. 
Qualora non si fosse utilizzato il cilindro di marzapane, procedere sempre secondo le indicazioni come si vede benissimo in questo video. 
Sistemare lo Stollen su una teglia rivestita di carta forno e far lievitare per circa 3 ore oppure finché il dolce sarà aumentato di volume. A tale proposito io ho messo intorno al dolce due fasce di carta argentata in modo da "racchiudere" lo Stollen e non consentirgli un'eccessiva levitazione in larghezza.




A lievitazione avvenuta, infornare il dolce a 180°C per circa 60' oppure finché lo Stollen appare ben dorato e la prova stecco risulta perfetta.
Ancora caldo, su una gratella, velare il dolce di burro fuso con un pennello e cospargere di zucchero semolato. Invertire la posizione e ripetere sul lato inferire e sui bordi.
Quando il dolce ha perso un po' di calore, velare abbondantemente di zucchero al velo. Conservare lo Stollen al fresco, in balcone, avvolto in carta argentata per almeno una settimana per consentirgli un'adatta maturazione.


E...dopo aver decretato che il dolce è buonissimo (...lo confesso!...assaggiato due giorni prima del dovuto...), fra poco vi parlero' della scoperta dello Stollen con il lievito vanigliato. Un'autentica sorpresa!!!
Questo dolce rappresenta il classico esempio di come l'apertura di un libro mi possa conquistare. Cercavo un'idea per un bicchierino al cioccolato...ho mille e mille idee in testa ma perché al momento di pescarne una dal vaso della memoria non sono mai soddisfatta della scelta?......tra le pagine del libro di Voltolina e Crosara, lo splendido Pasticceria creativa e decorazioni ....mi imbatto in questo cestino che riunisce in sé tutto ciò che mi  entusiasma nella creazione di un dolce: la frolla, la crema, le decorazioni di cioccolato ....

E quanto mi piace costruire pareti in frolla? Mi trascino dietro ormai nel DNA l'entusiasmo per le cose della vita di tutti i giorni trasformate in dolci. Che sia fare una casetta di frolla  oppure una ciotola in cioccolato. Cosi come dei cucchiaini di pasta cigarette oppure piattini in pasta di mandorle.

Potevo forse lasciarmi scappare questa idea? ma non se ne parla neppure.....



Avevo a disposizione una fascia di metallo di cm 8 e cm 4 di lato. L'altezza di cm 3 e su questa ho lavorato.

Per i cestini di frolla

Ho preparato una pasta frolla con:

500 g di farina 00
300 g di burro
200 g di zucchero semolato
80 g di tuorli
l'interno di 1/2 bacca di vaniglia

Ho amalgamato con le mani  il burro con lo zucchero . Ho aggiunto la vaniglia ed i tuorli. Quindi, ho mescolato ancora per rendere l'impasto omogeneo. Ho setacciato la farina e ho fatto una fontana al centro della quale ho messo l'impasto cremoso di burro, zucchero e tuorli. Ho velocemente impastato, coperto la frolla  con carta forno e poi messo in frigo a riposare per circa 1 ora .
Ho rotto l'impasto in piu' parti e reimpastato molto velocemente. Ho steso la frolla ad un'altezza di 1/" cm e ritagliato dei rettangoli per fare il cestino. Alcuni di dimensioni cm 8 x cm 3, altri di cm 4 x cm 3 per fare le pareti e poi le basi di cm 8 x cm 4.
Ho fatto ancora freddare in frigo e poi li ho usati per rivestire l'interno del rettangolo in acciaio. Ho inserito dei rettangoli di carta forno all'interno e riempito con fagioli secchi.
Ho passato in forno a 175°C per circa 15 minuti. Ho tolto i fagioli e la carta e poi ancora 5 minuti in forno per dorare le pareti.


Il resto? Fantasia al potere.
 La ricetta originale prevede una crema pasticciera addizionata con della gelatina in fogli. Io avevo tra le mani una chantilly al mascarpone e un cremoso al cioccolato e quelli ho usato. Sotto il cremoso e sopra la chantilly. Ma la bellezza è data dal colore delle fragole.....ancora qualcuna si trova....e dal verde della valeriana.

Ma ecco cosa fare con la valeriana....Occorre condirla!

Mescolare la valeriana con alcuni cucchiai di succo di pompelmo rosa, un po' d'olio ev d'oliva, un pochino di sale di Cervia, un goccio di buon aceto balsamico e zucchero finissimo mescolato a qualche piccolo seme di vaniglia. Condire per bene. Sgocciolare.





Decorazione? La si vede.
Fragole tagliate a metà. Valeriana sgocciolata dalla marinata. Zucchero a velo a spolvero. E.....Si, direi che ci sta benissimo un ricciolo di cioccolato fondente a mò di manico.....

Siamo pronti per la gita al fiume?




Il fiume della mia infanzia.....molto simile direi...l'ho trovato qui: http://www.partecipiamo.it/


Io sono pronta!
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